Come sarà il futuro di internet?

Come sarà il futuro di internet?

È il 29 ottobre del 1969 quando un gigantesco computer situato nello Stanford Research Institute di Menlo Park (California) riceve un messaggio di testo composto da due sole lettere: “Lo”. È il primo messaggio inviato online, utilizzando la tecnologia nota come Arpanet: l’antenata della rete internet globale di oggi. Ma cosa significava quel messaggio? Nulla. Spedito da una stanza dell’Università della California di Los Angeles, 600 chilometri più a sud, il sistema che doveva recapitarlo andò in crash, limitando così alle prime due lettere un testo che avrebbe invece dovuto recitare “login”.

Da quel giorno sono passati più di cinquant’anni e internet è passata da progetto sperimentale sostenuto dall’esercito statunitense a infrastruttura strategica che sorregge la nostra intera società. Non è un’esagerazione affermare che la nostra sia la “civiltà di internet”, uno strumento che ha trasformato tutto: il modo in cui comunichiamo, lavoriamo, facciamo acquisti, ci informiamo. Addirittura il modo in cui innamoriamo. La rivoluzione digitale della rete ha abbracciato ogni sfera sociale dell’essere umano, diffondendosi nel mondo a partire dal 1996 e passando dalle reti telefoniche a 56k – che faticavano ad aprire una normale pagina web – fino al 5G in mobilità, che permetterà – per fare solo un esempio – a un chirurgo di operare da remoto manovrando via internet il robot che eseguirà materialmente l’operazione.

In 25 anni, internet è passata dall’essere una tecnologia che secondo alcuni avrebbe avuto “lo stesso impatto del fax a essere la spina dorsale di ogni attività sociale. Eppure siamo solo all’inizio. “Ci troviamo al massimo all’adolescenza di internet”, ha affermato Toby Negrin della Wikimedia Foundation. Ma se l’evoluzione della rete è ancora agli stadi iniziali e la sua maturità è ancora là da venire, che aspetto avrà il mondo online nei prossimi decenni? Su una cosa tutti gli esperti sono d’accordo: uno dei motori principali della prossima evoluzione di internet sarà la realtà aumentata. Nonostante le difficoltà attuali in termini di adozione, questa tecnologia in grado di sovrapporre il mondo digitale a quello fisico rappresenta sicuramente la prossima grande frontiera tecnologica.

Immaginate di ottenere le indicazioni del GPS direttamente sovrapposte all’asfalto, di vedere le informazioni più importanti relative ai monumenti della città che state visitando sotto forma di vignette digitali integrate nel monumento stesso, di poter osservare in anteprima come un mobile starebbe in casa vostra. Tutto questo non inquadrando ciò che ci circonda con lo smartphone, ma visualizzandolo tramite i visori in realtà aumentata a cui oggi stanno lavorando i più importanti colossi tech: da Apple a Facebook (senza dimenticare chi ha già implementato questi strumenti a livello professionale come Google o Microsoft). 

Siamo appena all’inizio: nei prossimi anni questi visori – che oggi appaiono come degli ingombranti headset per nulla adatti a un utilizzo quotidiano – diventeranno sempre più simili a dei normali occhiali, che indosseremo al mattino e sui quali scorreranno tutte le informazioni che oggi siamo abituati ad avere su smartphone: notifiche dei social network, email, aggiornamenti di lavoro e quant’altro. Tutto sovrapposto – o integrato – al mondo fisico, inserendosi quindi senza frizioni all’interno delle nostre attività quotidiane. Laddove oggi, per entrare in un mondo online, dobbiamo metterci davanti a un computer o estrarre lo smartphone, nel futuro internet sarà direttamente davanti ai nostri occhi: la nostra condizione di base sarà di essere connessi alla rete. Tutto questo, secondo i progetti più ambiziosi, diventerà realtà nei prossimi cinque anni e normalità in circa un decennio. Ma nei laboratori di ricerca di colossi come Samsung e Apple si lavora già al prossimo passaggio: le lenti a contatto smart, che integreranno definitivamente internet nel corpo umano.

Come sarà il mondo in cui vivremo a quel punto? Prima di tutto, la distinzione già oggi superata tra mondo online e offline, tra realtà fisica e realtà digitale, sarà priva di ogni senso: non vivremo in due ambienti separati, ma in un unico ecosistema in cui il digitale sarà fuso nel mondo fisico e in cui tutti i compiti e le mansioni quotidiane saranno svolte online. Mettersi “offline” significherà più che altro trovare un rifugio per staccare qualche minuto.

“Nel giro di un quarto di secolo, il modo in cui usiamo oggi internet sarà considerato arcaicamente goffo”, ha scritto Judith Donath di Harvard. “Non avremo più né tastiere, né mouse, né schermi”. Il mondo che si staglia di fronte a noi sarà un mix di fisico e di virtuale e a volte non saremo neanche più in grado di capire dove finisce uno e inizia l’altro (e nemmeno ci interesserà capirlo). Interagiremo digitalmente con l’ambiente fisico, osserveremo manifesti pubblicitari creati su misura per andare incontro ai nostri gusti, riconosceremo i nostri contatti di Facebook perché porteranno digitalmente incollata un’etichetta con il loro nome e gli amici in comune.

Cosa verrà dopo? Il futuro più remoto di internet potrebbe essere segnato dalle cosiddette reti neurali a cui stanno lavorando startup come Neuralink, fondata da Elon Musk. L’obiettivo – letteralmente – è di inserire internet nel cervello umano, collegando la mente alla rete tramite dei chip integrati fisicamente all’interno della scatola cranica. A quel punto, la realtà aumentata sarà proiettata dai nostri occhi, potremo svolgere ricerche online come oggi facciamo riemergere un ricordo, comunicheremo con persone distanti in una forma di telepatia digitale. Come ha affermato Lee Rainie, direttore della ricerca su internet del Pew Research Center, “da un certo punto di vista internet sarà precaricato nella nostra coscienza”.

Tutto questo, però, avrà però un prezzo da pagare: che fine farà la privacy nel momento in cui ogni nostro comportamento e movimento sarà registrato, perché svolto all’interno della rete? Come potremo sottrarci allo sguardo digitale se ognuno di noi circolerà con delle videocamere connesse direttamente sugli occhi? E quali saranno i rischi in termini di sicurezza, legati alla possibilità di hackerare direttamente gli elementi connessi presenti nel nostro cervello? E infine, se già oggi i governi autoritari stanno imparando alla perfezione a sfruttare internet per avere un controllo sempre più ferreo sulla società, che cosa avverrà quando le possibilità in termini di sorveglianza, controllo, conoscenza e capacità di influenzare i nostri comportamenti aumenteranno in maniera esponenziale? Domande cruciali. Ma se vogliamo che l’internet del futuro non trasformi il nostro mondo in un incubo distopico dobbiamo iniziare a rispondere subito.

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